dal discorso del Cardinale alla Città di Milano

18.02.2013 00:30

IL GRUPPO CULTURALE DON PRIMO MAZZOLARI

INVITA ALLA LETTURA DEL DISCORSO ALLA CITTÀ’ DEL CARDINALE ANGELO SCOLA

PRONUNCIATO IN OCCASIONE DELLA SOLENNITA’ DI SANT’AMBROGIO

 

Il gruppo culturale don Mazzolari si è ritrovato per riflettere sul Discorso che il Cardinale Angelo Scola ha pronunciato in occasione della festa di sant’Ambrogio, lo scorso 7 dicembre 2012.

Qui desideriamo offrirvene una presentazione sintetica per invitarvi alla lettura integrale del testo e per aprire una riflessione comune.[1]

Crediamo centrale ciò che il Cardinale scrive al paragrafo terzo, intitolato “Nodi da sciogliere”, dove presenta la “connessione tra la libertà religiosa e l’orientamento dello Stato”. Egli constata che, ancora fino a qualche decennio fa, il vivere civile si organizzava attorno a strutture antropologiche generalmente riconosciute come dimensioni costitutive dell’esperienza religiosa: la nascita, il matrimonio, la generazione, l’educazione, la morte. Oggi il presupposto religioso sta venendo meno. Perché? Questo cambiamento è frutto del caso, dell’inevitabile progresso a cui siamo sottoposti oppure è frutto di un progetto preciso e diligentemente perseguito?

Secondo il Cardinale, il presupposto teorico di questo cambiamento si rifà, nei fatti, al modello francese di laïcité, che è parso ai più una risposta adeguata a garantire una piena libertà religiosa, specie per i gruppi minoritari. Esso si basa sull’idea dell’in-differenza, definita come “neutralità” delle istituzioni statuali rispetto al fenomeno religioso e per questo si presenta a prima vista come idoneo a costruire un ambito favorevole alla libertà religiosa di tutti. Nei fatti, invece, questa presunta neutralità dello Stato si è rivelata come una sua precisa presa di posizione a favore di una prospettiva secolarista della società. Le divisioni più profonde presenti oggi nella società sono quelle tra cultura secolarista e fenomeno religioso, e non – come spesso erroneamente si pensa – tra credenti di diverse fedi. Dunque lo Stato, fingendosi neutrale, in verità prende posizione e si schiera dalla parte di una visione del mondo secolare e senza Dio. Ma questa è una tra le varie visioni culturali che abitano la società plurale e non l’unica! In tal modo lo Stato cosiddetto “neutrale”, lungi dall’essere tale, fa propria una specifica cultura, quella secolarista, che attraverso la legislazione diviene cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti delle altre identità, soprattutto quelle religiose, presenti nelle società civili, tendendo a emarginarle, se non espellendole dall’ambito pubblico.

In una società plurale l’idea di un vivere comune che elimina la dimensione trascendentale è in se stessa legittima, ma solo come una tra le altre visioni. Se però lo Stato la fa propria e la presenta come l’unica veramente credibile, compie un atto di discriminazione nei confronti delle altre mondovisioni e finisce inevitabilmente per limitare la libertà religiosa.

Così il Cardinale afferma con decisione e fermezza che lo Stato oggi non è laico ma attua indebitamente una scelta di campo, quella laicista. Lo Stato elimina la visione religiosa della vita rendendola impresentabile, non politicamente corretta, da relegare nell’ambito personale della coscienza. Così facendo non si limita a valorizzare, sostenere…ma entra nella società direttamente e impone una ben precisa ideologia.

Come ovviare a questo grave stato di cose, si chiede il Vescovo? Occorre ripensare il tema della aconfessionalità dello Stato. È necessario uno Stato che, senza far propria una specifica visione, non interpreti la sua aconfessionalità come “distacco”, ma apra spazi in cui ciascun soggetto personale e sociale possa portare il proprio contributo all’edificazione del bene comune .

 

Invitiamo dunque a leggere attentamente il discorso del Cardinale, che ci pare invitare in ultima analisi la Chiesa, ogni Comunità cristiana, ogni cristiano a chiedere con umiltà, ma anche con fermezza, che lo Stato sia veramente laico e non laicista. Come possiamo aiutarci a svolgere questo non facile compito? Come i laici credenti della nostra città credono di dover fare per adempiere a questo imprescindibile compito?



[1] Il testo integrale del discorso potete scaricarlo nel sito del Gruppo: www.gruppoculturalegorgonzola.webnode.it